La psicoeducazione nell’ambito del trattamento del giocatore patologico, è stato definito per la prima volta dal professor Ladoucer, psichiatra Canadese, rivisto e tradotto in seguito dal dottor. Tazio Carlevaro. Tale programma offre la possibilità di presentare un quadro chiaro sul gioco d’azzardo patologico, in pochi passaggi: la sua origine, le situazioni che lo mantengono vivo, e la sua terapia, con anche una sua funzione preventiva.
Lo schema rivolto ai giocatori patologici prevede inizialmente una serie di colloqui strutturati, finalizzati al raggiungimento di tre principali obbiettivi:
Il percorso consiste in sedute tante quante ne necessita singolarmente ogni caso, con in aggiunta esercizi da fare a casa. Fattore fondamentale la forza di volontà da parte del soggetto stesso di portare a termine positivamente la strada intrapresa, detta motivazione.
Le domande iniziali della psicoeducazione rivolte sono definite a cascata, guidano così il paziente verso la risposta motivazionale attesa, senza la spinta di agenti esterni ma a cui arrivare in modo autonomo per propria volontà. In una prima fase del programma si indagherà sulla richiesta portata dal giocatore, la sua motivazione, causa e fine stesso per il quale chiede aiuto, la storia delle origini del gioco, l’intensità e grado di coinvolgimento e infine le conseguenze apportate nella propria realtà quotidiana e affettiva. A seguito, verranno fornite informazioni riguardo il caso e come andare ad affrontarlo, sui giochi d’azzardo, l’azzardo, al fine di rendere consapevole sul tema il paziente.
Insieme si indagano e scoveranno le motivazione per le quali la persona interessata gioca, il ruolo del denaro, l’azzardo, e cosa fa diventare questo sistema una patologia. Seguiranno le prime misure pratiche da prendere: controllo finanziario, lista debiti, astinenza da gioco. Si seguirà il paziente su come gestire il desiderio del gioco, e come reagire in caso di atto patologico. Infine, si stimola positivamente il giocatore a mettere in atto comportamenti che diano ricompense positive, per riscoprire l’esperienza della ricompensa quotidiana di fronte a uno sforzo (ritrovare piacere nel fare cose amate, ristabilire rapporti di amicizia/famigliari persi a causa del gioco, passare del tempo piacevole dedicandosi ad altro).